ARTICOLI CHE PARLANO DI OPERE CONTRO LA FEDE CRISTIANA E ARTICOLI CHE DIFENDONO LA FEDE CRISTIANA.

mercoledì 26 novembre 2008

MASSIMO INTROVIGNE SMASCHERA' LE FALSITA' DI AUGIAS

Una truffa intellettuale: Inchiesta sul cristianesimo di Corrado Augias e Remo Cacitti
di Massimo Introvigne
La fede crede che Gesù sia risorto. La scienza sa che Gesù non è risorto, perché i morti non risorgono. La fede crede che i quattro Vangeli ci trasmettano il messaggio di Gesù Cristo. La scienza sa che non è così. La fede crede che la Chiesa ci permetta d’incontrare ancora oggi nella storia Gesù di Nazaret attraverso la continuità dell’istituzione da lui fondata. La scienza sa che Gesù non ha fondato nessuna istituzione, e che la Chiesa come la conosciamo semmai deriva dall’imperatore Costantino. Vecchiume che risale all’Illuminismo, e che riposa su una concezione dogmatica e arrogante di scienza definitivamente decostruita da Adorno e Horkheimer in poi, senza dimenticare la meta-scienza di Popper? Purtroppo no: lo scientismo è un passato che non vuole passare, come conferma un aspirante best seller in cerca di lettori, Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione (Mondadori, Milano 2008), confezionato sulla scia del successo del suo precedente Inchiesta su Gesù dal giornalista Corrado Augias, questa volta con Remo Cacitti, docente di Storia del cristianesimo antico all’Università di Milano.

Per quanto nell’anno di grazia 2008 questo possa sembrare un po’ vecchiotto, c’è ancora chi è convinto che si possa opporre alla fede – rappresentata per esempio da Benedetto XVI, oggetto di più di una battutina velenosa, e per definizione infondata e soggettiva – la Scienza storica con un’ideale S maiuscola, che sarebbe invece per definizione oggettiva, universale e certa. Cacitti va addirittura a ripescare dalle brume di uno scientismo anticlericale dimenticato l’archeologo e storico francese Salomon Reinach (1858-1932), che gli fornisce quello che può essere considerato il motto del libro: mentre la fede dice “io credo” la scienza della storia delle religioni, fondata su “fatti certi”, può dire con orgoglio “io so” (p. 265). Una volta entrati in (o per meglio dire, tornati a) questa logica, il gioco è fatto: a chiunque muovesse obiezioni in nome della religione o del semplice buon senso Monsieur le Professeur potrà additare la sua redingote e il suo cilindro accademici e invitare chi non insegna storia all’università a farsi più in là e non disturbare i manovratori.

Il problema, dunque, è non entrare in una logica che, dal punto di vista del metodo (e senza volere in alcun modo giudicare le persone o le intenzioni), costituisce un’oggettiva truffa intellettuale. Metodologicamente, infatti, non è in nessun modo accettabile contrapporre “la” scienza alla religione (che poi, nel libro, è sostanzialmente la religione cattolica, oggetto degli strali polemici degli autori). Esistono infatti innumerevoli scuole teologiche e forme di spiritualità, ma da un punto di vista sociologico è possibile parlare in modo sensato di “una” religione cattolica, definita dal magistero della Chiesa e illustrata nel Catechismo. Non è invece possibile parlare quando si tratta del cristianesimo, delle sue origini e di Gesù Cristo di “una” scienza. Anzitutto, ci sono più scienze che si occupano di questi temi: colpisce, per esempio, l’assenza nel testo di qualunque riferimento alla sociologia delle religioni, una scienza il cui più noto esponente statunitense contemporaneo, Rodney Stark, ha dedicato una delle sue opere fondamentali precisamente alle origini del cristianesimo. Inoltre, Cacitti certamente sa benissimo che se si leggono dieci storici delle origini del cristianesimo scelti a caso si troveranno dieci tesi diverse su quasi tutti i punti essenziali, non solo su questioni di dettaglio.

Ma soprattutto: in che cosa consiste il metodo storico “scientifico” di Cacitti, di cui si afferma con tanta sicumera la superiorità sul modo con cui si accosta alle origini cristiane Benedetto XVI? Si cita ripetutamente l’intenzione di privilegiare fonti diverse dai Vangeli, tra cui gli storici romani: ma dal momento che queste fonti ci dicono molto poco su Gesù Cristo si torna necessariamente al Nuovo Testamento, sia pure con una spruzzata di testi apocrifi e gnostici. A proposito dei Vangeli e delle lettere di Paolo, si afferma quindi che alcune affermazioni vanno intese come effettivo resoconto di fatti storicamente avvenuti, altre solo come metafore o descrizioni di esperienze spirituali a torto scambiate per realtà storiche o empiriche, altre ancora come affermazioni messe in bocca post factum a Gesù per giustificare interessi o posizioni della Chiesa nascente. Il metodo non è nuovo: il controverso esegeta irlandese, residente negli Stati Uniti, John Dominic Crossan e il suo Jesus Seminar avevano prodotto addirittura un Vangelo “a colori” dove attribuivano colorazioni diverse a quanto, secondo loro, Gesù avrebbe detto per davvero e a quanto sarebbe stato inventato dagli evangelisti. Il problema però è chi e come decide quali parole e fatti attribuiti a Gesù sono autentici e quali sono inventati. Dichiariamo autentici i testi che pensiamo di poter considerare più antichi? Niente affatto: Cacitti riconosce che le affermazioni più chiare sul fatto che Gesù sia fisicamente risorto dai morti sono in testi di san Paolo “vicini all’evento, ovvero databili agli anni Trenta del I secolo” (p. 28). Eppure secondo lo storico italiano è “evidente” che si tratta di “una prospettiva religiosa, non storica” (ibid.). E perché è “evidente”? Cacitti lo dice in modo più sfumato e Augias più brutalmente: perché nel XXI secolo “alla resurrezione dei morti oggi nessuno crederebbe” (p. 72). A parte la solita mancanza di sociologia – uno sguardo alle Indagini mondiali sui valori convincerebbe gli autori che la maggioranza assoluta dei nordamericani e dei sudamericani, e un buon terzo degli europei, crede in pieno XXI secolo che Gesù sia risorto – la formula sembra precisamente quella rimproverata al Jesus Seminar: consideriamo autentici solo gli eventi e gli insegnamenti riportati nei Vangeli che risultano accettabili ai contemporanei, anzi a quella minoranza di contemporanei che segue i dettami dello scientismo. Il criterio spacciato per scientifico e storico in realtà è ideologico e deriva dai nostri pregiudizi. Così le affermazioni sul primato di Pietro e tutto quanto fonda un cristianesimo che non sia puro insegnamento morale sulla povertà e la pace “devono” essere aggiunte posteriori e non possono fare parte dell’insegnamento autentico di Gesù Cristo: il quale, diversamente, assomiglierebbe troppo a quello di Benedetto XVI e darebbe fastidio alla sensibilità liberal degli autori.

Che le cose stiano così è confermato dalle incaute incursioni su temi diversi da quelli delle origini cristiane. Per esempio, in tema di apparizioni della Madonna a Fatima, Lourdes e Medjugorje, Cacitti afferma ripetutamente che “non hanno assolutamente nulla di religioso” (p. 149). Poiché nello scientismo non c’è posto per le apparizioni, è evidente che la Madonna non appare. Ma più curiosa ancora è la pretesa di definire che cosa sia “religioso”. Avendo a suo tempo partecipato (unico studioso italiano invitato) al progetto europeo LISOR sulla definizione di religione, penso di avere qualche elemento per dire che, per esempio, nel messaggio di Fatima o nelle parole della Vergine a Lourdes, per tacere dell’esperienza dei fedeli e dei pellegrini nei rispettivi santuari, tutto è religioso secondo una qualunque delle maggiori nozioni di religione utilizzate nella sociologia contemporanea.

Anche sul rigore scientifico di Cacitti ci sarebbe poi da ridire, come quando definisce “chierici franchisti” i sacerdoti e religiosi uccisi durante la guerra di Spagna e canonizzati (p. 210: molti di loro non erano certamente “franchisti” e furono uccisi per la loro fede, non per le loro idee politiche) e quando confonde, tra i documenti del Vaticano II, la Nostra Aetate (che non è il testo “che apre alla libertà religiosa”, p. 246) con la Dignitatis humanae. Si passa invece dalla semplice svista alla manifestazione dichiarata del pregiudizio ideologico quando lo storico di Milano attacca “l’oscena strumentalizzazione di certi passi del Corano, operata da truci cristiani, per i quali sarebbe quel testo sacro a fomentare la violenza e il terrorismo islamici”: una posizione che “certo non è vera” (p. 66). Il maggiore sostenitore accademico contemporaneo della tesi secondo cui le giustificazioni di una certa violenza islamica si trovano in alcune sure del Corano, David Cook, il quale offre argomenti molto seri e tutt’altro che facili da smontare, sarà forse “truce” per gli standard di Cacitti, ma certamente non è un cristiano.

A suo tempo, in pubbliche interviste, Cacitti difese Il Codice da Vinci come fonte, se non di veri insegnamenti, almeno di valide “intuizioni”. Non dovrebbe quindi prendersela troppo con chi oggi pensa che il suo libro possa fare compagnia a Dan Brown nello scaffale delle fantasie anticattoliche: mentre il cristianesimo, quello vero, rimane un’altra cosa.
http://www.cesnur.org/2008/mi_augias.htm

CORRADO AUGIAS PRESENTA IL SUO NUOVO LIBRO CONTRO GESU'

Inchiesta sul Cristianesimo. Come si costruisce una religione di Corrado Augias e Remo Cacitti
“Quello che io posso constatare, Bauer a parte, è che fra le sue risposte in questo colloquio e ciò che un «semplice fedele» conosce della sua religione c’è un abisso. La vulgata cristiana, le nozioni accessibili a tutti, sono enormemente riduttive rispetto alla complessità teologica e intellettuale con la quale il cristianesimo è stato pazientemente costruito. Non ci sarà una congiura del silenzio, ma una diffusa e interessata ignoranza certamente sì.”

È sufficiente leggere la Premessa di Augias per rendersi conto del lavoro di ricerca e della serietà dell’indagine condotta senza la minima intenzione dissacratoria, né con la volontà di dare avvio a una crociata, ma semplicemente di sottoporre i risultati di anni di studio all’attenzione dei lettori. Il saggio è un lungo dialogo tra Augias e Remo Cacitti, docente di Letteratura cristiana antica e di Storia del cristianesimo antico alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.
Dato che Gesù, per riprendere le parole con cui si apre il libro, “non ha mai detto di voler fondare una religione” la domanda legittima che ci si pone è: com’è nato il cristianesimo?
Per introdurre il tema vengono date precise informazioni storiche sulla vita di Gesù e sul contesto in cui si trovò ad operare. L’episodio della cacciata dai mercanti dal tempio è cruciale: il gesto appare chiaramente sovversivo sia alle autorità religiose che agli occupanti romani. A quel punto scatta la scelta di Pilato di eliminare quell’ingombrante e popolare rivoluzionario: la condanna alla croce, pena a cui erano destinati i ribelli e gli eversori, è perciò chiaramente politica.
Ma “la morte di Gesù e la distruzione di Gerusalemme e del Tempio” non conclusero assolutamente la vicenda della predicazione e del messaggio di Cristo, anzi diedero inizio a una nuova fase dell’umanità: videro infatti la nascita di una nuova religione, il cristianesimo appunto.
I testi, il “canone” di riferimento, sono principalmente i quattro vangeli del Nuovo Testamento che, viene sottolineato (e in questo si fa riferimento al precedente saggio di grande successo di Corrado Augias e Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù) rappresentano non quattro persone fisiche ma quattro scuole di pensiero dottrinale.

Se poi la dottrina fissa nella Pentecoste (50 giorni dopo la morte di Gesù), cioè nella discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, la nascita del cristianesimo, le sue origini furono in realtà molto “più movimentate e incerte”. All’inizio ci furono diversi cristianesimi, sorti in diverse zone, tra loro diversi, più o meno vicini alla matrice ebraica e ancora nel 70 d.C. gli adepti della nuova fede erano semplicemente una delle tante correnti dell’ebraismo.
Importanti i consigli che vengono dati ai “profani” per interpretare i testi antichi su questa (e altre) materia: prima di emettere giudizi, contestualizzare sempre!



Per capire come “tutto è cominciato” bisogna soffermarsi sulla figura di Paolo di Tarso che, grazie all’abilità oratoria e alla passione del messaggio, fece molti seguaci. I nuovi adepti vennero liberati da alcuni vincoli: ad esempio il cibo poteva essere consumato anche con le modalità dei “gentili” (i non ebrei) e non era più necessaria la circoncisione. Tutto ciò facilitò l'avvicinarsi al nuovo credo da parte dei non ebrei, ma sollevò anche polemiche da parte degli ebrei vicini alla predicazione di Gesù.
Centrale per la nuova religione, e nella predicazione di Paolo, è il tema della resurrezione, storicamente non documentabile ma il cui significato simbolico è chiaro: Gesù è sempre vivo tra i suoi.
La tolleranza dei romani nei confronti delle religioni era ampia e riconosciuta, ma l'autorità romana avanzava una sola richiesta, che le varie religioni dei paesi conquistati non presentassero caratteri di eversione politica, il cristianesimo invece si pose come una specie di “concorrente politico” proprio perché la sua natura non poteva essere subordinata, pur rispettandola all’autorità politica.
Grandi le diversità delle varie forme di Cristianesimo nel secoli II e III dopo Cristo, unanime però il rifiuto della violenza e della guerra (scelta questa intollerabile per i romani) ma dopo l’Editto di Costantino, quando l’atteggiamento del mondo nei confronti dei cristiani cambia, anche questa posizione si ammorbidisce e viene considerata legittima la guerra per difesa, per sottolineare il nuovo lealismo civico da parte dei cristiani.
Ed ecco che Augias, tra dubbi e chiarimenti, ripercorre il cammino della nascita di una “struttura”, di un’organizzazione, di una gerarchia, insomma di ciò che caratterizza la Chiesa nei secoli, e che ancora oggi rimane indiscutibile fonte d’autorità.

Non proseguiamo nell’analisi dettagliata del volume: spetta ai lettori, e sono davvero tanti, sciogliere dubbi, soddisfare curiosità, scoprire risvolti sconosciuti di una materia così poco studiata, anche se da molti data per assodata, come quella della storia del cristianesimo, attraverso la lettura di questo libro, chiaro e accessibile per linguaggio e argomentazioni a tutti.

Le prime pagine

Premessa

CHE COSA GESÙ NON HA DETTO

Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione, una Chiesa, che portassero il suo nome; mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cioè l'alleanza fra Dio e gli uomini; non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio; mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona, e con una vaga entità immateriale denominata Spirito. Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore; non ha istituito alcuna gerarchia ecclesiastica finché fu in vita; mai ha parlato di precetti, norme, cariche, vestimenti, ordini di successione, liturgie, formule; mai ha pensato di creare una sterminata falange di santi. Non è stato lui a chiedere che alcuni testi, i vangeli, riferissero i suoi discorsi e le sue azioni, né ha mai scritto personalmente alcunché, salvo poche parole vergate col dito nella polvere. Gesù era un ebreo, e lo è rimasto sempre; sia quando, in Matteo 5,17, ha detto: «Non pensiate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per dare compimento»; sia quando, sul punto ormai di spirare, ha ripetuto l'attacco straziante del Salmo 22: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Davanti a queste incontestabili verità sorge con forza la do manda, la curiosità di sapere: ma allora com'è nato il cristianesimo? Chi e quando ne ha stabilito norme e procedure, riti e dogmi? Gesù non ha mai pensato di rendere obbligatori un comportamento o una verità certificati per decreto. Ha esortato, ha pregato, ha dato l'esempio. Soprattutto, nulla era più lontano da lui di una congerie di leggi, un'organizzazione monarchica, uno Stato sovrano dotato di territorio, moneta, esercito, polizia e giurisdizione, sia pure ridotti - ma solo dopo aspre lotte - a dimensioni simboliche. Torna di nuovo la domanda: ma allora chi ha elaborato tutto questo? perché? quando?
La vicenda del cristianesimo, ricostruita nel suo effettivo svolgimento secondo le leggi della ricerca storica e non della teologia, rappresenta una complessa avventura umana ricca di drammi, di contrasti, di correnti d'opinione che si sono scontrate sui piani più diversi: la dialettica, l'invenzione ingegnosa, la ricostruzione ipotetica di eventi sconosciuti a costo di affrontare i più inverosimili paradossi; l'amore per gli uomini, certo, nella convinzione di fare il loro bene, ma anche gli interessi politici, gli arbitrii e gli inganni; non di rado l'opposi¬zione al mutamento spinta fino allo spargimento di sangue.
In breve: se si esaminano i fatti con la sola ottica della storia, nulla distingue la lenta e contrastata nascita di questa religione da quella di un qualsiasi altro movimento in grado di smuovere coscienze e interessi, di coinvolgere la società nel suo insieme e le singole persone che nella e della società vivono. Sigmund Freud ha scritto nel suo L'avvenire di un'illusione: «Dove sono coinvolte questioni religiose, gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale». Forse l'espressione è eccessiva, nel senso che non sempre e non per tutti è stato così. E, se di disonestà si può parlare, si è spesso trattato di una «disonestà» particolare, concepita cioè per offrire agli esseri umani una consolazione che la vita raramente concede. Di sicuro, però, è vero il reciproco della frase di Freud e cioè che la ricerca storico-scientifica, condotta con criteri rigorosi, obbedendo solo alla propria deontologia, esclude ogni «disonestà», il suo fine essendo di arrivare a risultati certi. Momentaneamente certi, aggiungo. Certi, cioè, fino a quando altre ricerche, altre scoperte, altri documenti falsificheranno quei risultati per proporne di nuovi.

© 2008, Mondadori

Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione – Corrado Augias, Remo Cacitti
276 pag., 18,50 € – Edizioni Mondadori 2008
ISBN 978-88-04-58303-5


Gli autori

Corrado Augias, giornalista, è stato corrispondente dell'"Espresso" e della "Repubblica". Ha condotto "Telefono giallo" e "Babele", fortunata trasmissione culturale, e attualmente conduce il programma quotidiano "Le storie" per Rai3. Scrittore, ha pubblicato, fra l'altro, i romanzi L'ultima primavera (1985), Una ragazza per la notte (1992), Quella mattina di luglio (1995; Oscar Mondadori 2005), e i saggi, tutti editi da Mondadori, Il viaggiatore alato (1998), I segreti di Parigi (1996), I segreti di New York (2000), I segreti di Londra (2003), I segreti di Roma (2005) e, con Mauro Pesce Inchiesta su Gesù (2006), che hanno riscosso un grandissimo successo di pubblico.
Le opere di Corrado Augias su Wuz

Remo Cacitti, friulano, insegna Letteratura cristiana antica e Storia del cristianesimo antico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Milano. Lungo tutta la sua ricerca, ha tentato di rintracciare i percorsi attraverso cui il cristianesino nascente si è avviato, nella società tardo-antica, per testimoniare come l'annunzio del Vangelo fosse segno di contraddizione rispetto al mondo e, di più, appello alla conversione in vista dell'imminente giudizio di Dio sull'umanità e sulla sua storia. Di qui, l'attenzione per tutte le forme dell'escatologia cristiana, configurata non soltanto nella produzione letteraria ma anche, e con drammatica incisività, nella testimonianza di coloro che, per non rinunziare alla speranza di essere cittadini del cielo, consapevolmente accettavano di rinunziare, tramite il martirio, alla cittadinanza terrena. Tra i suoi libri ricordiamo: Grande sabato (1994), Dal Gesù storico al cristianesimo imperiale (1999), La povertà (con Bruno Maggioni e Arturo Paoli, 2001) e Antiche vie dell'eternità (con Aldo Magris e altri, 2006).
Le opere di Remo Cacitti su Wuz


25 settembre 2008

http://www.wuz.it/recensione-libro/2547/libro-inchiesta-cristianesimo-corrado-augias.html Di Grazia Casagrande

GLAUCO MAURI REGISTA DELL' OPERA TEATRALE " IL VANGELO SECONDO PILATO " ECCO IL SUO COMMENTO

Glauco Mauri in 'Il Vangelo secondo Pilato'
Teatro Pergola Firenze dal 18 al 23 novembre la struggente testimonianza di un uomo che sa di dover morire il giorno dopo | Compagnia Mauri - Sturno
GLAUCO MAURI E ROBERTO STURNO
IL VANGELO SECONDO PILATO
di Eric-Emmanuel Schmitt
adattamento Glauco Mauri
traduzione Stefania Micheli
con Marco Blanchi
scene Mauro Carosi
costumi Odette Nicoletti
musiche Germano Mazzocchetti
regia Glauco Mauri

Sulla collina degli Ulivi, qualche ora prima del suo arresto, Gesù si domanda come ha fatto ad arrivare a questa notte fatale. E' davvero lui il Messia? La Galilea pullulava di falsi Messia e Gesù, poche ore prima di essere arrestato, nell'orto degli ulivi dice " tra qualche ora si saprà se sono davvero il Figlio di Dio o se ero solo un pazzo. Uno di più. Uno dei tanti. "

E' la struggente testimonianza di un uomo che sa di dover morire il giorno dopo e rivive, fin dalla sua infanzia, il suo meraviglioso percorso umano. Una storia arciconosciuta raccontata da un punto di vista originale: è Gesù stesso che da uomo si interroga e dubita della sua natura divina, che ha paura. Non si vuole imporre una verità ma scoprire un'ipotesi sull'esistenza terreste di Cristo, la sua eccezionale umanità e la sua palpabile grazia.

Il secondo atto è l'indagine che Pilato compie sulla scomparsa del corpo di Gesù. L'ultimo giorno della Pasqua ebrea, Pilato viene a conoscenza che Gesù, lo stregone di Nazareth, è scomparso dalla sua tomba.

Per evitare che il furto sia strumentalizzato politicamente contro Roma, Pilato cerca di ritrovare il cadavere. Ma Gesù riappare, vivo! Con un'accanita razionale volontà di mettere a tacere le voci di una pretesa resurrezione, Pilato comincia un'indagine che ha il ritmo e il sapore di una vicenda poliziesca, con colpi di scena drammatici venati spesso di una feroce ironia.

Gesù è veramente morto sulla croce o era ancora vivo quando l'hanno deposto? E se era morto, è veramente resuscitato dimostrando così di essere il Messia?

Pilato interroga, indaga con lucida razionalità ma non riuscirà a risolvere i dubbi e l'enigma lascia posto al mistero. "Nel caso Gesù - dice Pilato - ho tentato di difendere la mia ragione, salvarla a tutti i costi dal mistero. Non ci sono riuscito. Ammetto che esiste qualcosa di incomprensibile".

Il vangelo secondo Pilato è una meditazione, un interrogativo, una commossa poesia sull'uomo Gesù. Per chi crede nessuna spiegazione è necessaria, per chi non crede nessuna spiegazione è possibile. Ma Schmitt ci dice "Dubitare e credere sono la stessa cosa"

Dal 18 al 23 novembre 2008 ore 20.45

Teatro La Pergola - Firenze
via della Pergola, 18/32
tel. 055.2264335
www.pergola.firenze.it



http://www.valdelsa.net/det-cy13-it-EUR-20921-.htm

ANATEMA CONTRO IL VANGELO BLASFEMO DI ERIC-EMMANUEL SCHMITT

Il Vangelo secondo Pilato
di Eric-Emmanuel Schmitt, San Paolo Edizioni 2002

ECCO UN RIASSUNTO DEL ROMANZO BLASFEMO

Molto è copiato da Katzanzakis e Saramago

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Sulla collina degli Ulivi, qualche ora prima del suo arresto, Gesù si domanda come ha fatto ad arrivare a questa notte fatale.

È davvero lui il Messia? La Galilea pullulava di falsi Messia e Gesù,

“Confessioni di un condannato a morte la sera del suo arresto”:
così inizia la prima parte di questo avvincente romanzo,
con Gesù stesso che ripercorre le tappe che lo hanno condotto al culmine tenebroso del Getsemani.
Quindi la scena si apre sulla collina degli Ulivi, quando poche ore prima del suo arresto Gesù ripercorre le tappe della sua vita.
E’ Gesù stesso all’inizio della rappresentazione che da uomo si interroga e dubita sulla sua natura divina,
che ha paura: «Tra qualche ora - dice - si saprà se sono davvero il Figlio di Dio o se ero solo un pazzo. Uno di più. Uno dei tanti».

Schmitt costruisce un Gesù umano che non sa chi sia e si chiede di continuo: " Chi sono? "
Un Gesù che ripensando alla sua missione perfino crede d'essere pazzo.

Il Gesu' di Schmitt non sa se ha trovato Dio o è Satana ad ingannarlo!

Un Gesù che per affrontare la morte non avendo fede in Dio, decide di credere in se stesso, nel suo inconscio.

Fra i discepoli, Giuda soltanto crede ciecamente che Gesù sia il Messia,

per questo è l’unico cui Gesù possa chiedere di tradirlo per salvare la comunità dal linciaggio.

Schmitt ribalta il ruolo del traditore di Cristo (versione avvallata recentemente dalla traduzione del cosiddetto Vangelo di Giuda),

ma non solo, ecco i discepoli sono pronti a tornare belando alle loro vite dopo la morte del loro Maestro,

una Salomè-Lolita cui (scandalo!) per prima appare il Cristo risorto, un Giuseppe d’Arimatea invidioso e pieno di rancore.

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Nella seconda parte della rappresentazione invece si apre l’indagine di Pilato,
che deve capire come sia scomparso il corpo di Gesù. Per evitare che il presunto furto del cadavere sia strumentalizzato politicamente contro Roma.
Pilato cerca di ritrovare il corpo, prima che sorgano leggende pericolose sulla presunta risurrezione.
Pilato che sembra rappresentare l’Occidente contemporaneo: arroccato nella testarda difesa della razionalità greco-romana,
resa ottusa dalla presunzione di voler spiegare tutto e di tracciare col suo righello i confini fra Bene e Male.

Ma Gesù riappare vivo: e più Pilato cerca di combattere razionalmente i dubbi suscitati da questa situazione più l’enigma lascia posto al mistero.

«Nel caso Gesù - dice Pilato - ho tentato di difendere la mia ragione, salvarla a tutti i costi dal mistero. Non ci sono riuscito, ammetto che esiste qualcosa di incomprensibile».
E’ con queste parole che Schmitt lancia il messaggio che sottende a tutta la rappresentazione
e in pratica emerge attraverso tutte le figure in scena: dubitare e credere sono la stessa cosa.

Il finale con la fuga di Claudia Procula, moglie di Pilato, verso l’appuntamento in Galilea.



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CENTRO ANTI-BLASFEMIA
IL VANGELO SECONDO SCHMITT

SIA ANATEMA !
Tutti dovremo un giorno comparire davanti al vero Signore Gesù Cristo,
non davanti a quello partorito dall’immaginazione di Eric-Emmanuel Schmitt

ma al Giudice di tutta la terra.


Il nostro destino eterno dipende dal rapporto che avremo avuto con Lui:
"Chi crede nel Figlio ha vita eterna; chi invece rifiuta di credere
al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di
lui" (Giovanni 3:36).

Non abbiamo bisogno di romanzi inutili, fantasiosi e blasfemi su Gesù, ma solo il Vangelo è verità salvifica!
San Paolo ci ha avvertiti; Lettera a Galati: 1,8-9
Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un
vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!
[9]L'abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un
vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
N.B. Sia Anatema corrisponde, sia maletto e vada all'inferno !

http://groups.google.com:80/group/centro-anti-blasfemia/pendmsg?hl=it

IL VANGELO SECONDO PILATO ARRIVA IN TEATRO

IL VANGELO SECONDO PILATO
DI ERIC EMMANUEL SCHMITT
UNO OPERA BLASFEMA CONTRO GESU'
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I PAOLINI STAMPANO E VENDONO QUESTO ROMANZO BLASFEMO
Dettagli del libro
Titolo: Il vangelo secondo Pilato
Autore: Schmitt Eric-Emmanuel
Editore: San Paolo Edizioni
Data di Pubblicazione: 2002
Collana: Le vele
ISBN: 8821546020
ISBN-13: 9788821546020
Pagine: 240
Reparto: Narrativa straniera

“Confessioni di un condannato a morte la sera del suo arresto”: così inizia la prima parte di questo avvincente romanzo, con Gesù stesso che ripercorre le tappe che lo hanno condotto al culmine tenebroso del Getsemani.
La seconda parte apre una vera e propria indagine condotta dal Prefetto della Giudea in persona, Ponzio Pilato: la quasi normalità di una Pasqua conclusasi solo con tre crocifissioni; la quiete turbata dalla notizia della scomparsa del corpo di Gesù; l’imperativo categorico di “ritrovare il corpo” prima che sorgano leggende pericolose sulla presunta risurrezione; la fuga di Claudia Procula, moglie di Pilato, verso l’appuntamento in Galilea.
Biografia di Eric-Emmanuel Schmitt: Eric-Emmanuel Schmitt filosofo di formazione, brillante narratore, l’autore di La parte dell’altro, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano



Il Vangelo secondo Pilato
di di Eric-Emmanuel Schmitt, San Paolo Edizioni 2002
Prezzo: € 14.46







Nella sterminata quantità di testi narrativi pubblicati nel corso degli ultimi decenni – quantità che non a torto ha assunto il nome di ‘produzione letteraria’ – non è sempre facile discernere fra i libri che valgono la pena e i libri che no; ancora più difficile, vista la diffusa povertà di pensiero, imbattersi in qualche pagina di autentica letteratura, o almeno di scrittura che oltre ad essere scorrevole sia anche pregna di significato. Può allora essere utile rivolgersi alla filosofia, da sempre fedele compagna della poesia più alta: cercare cioè quei libri che, prima di piangere la mancanza di una risposta, osino formulare le domande più coraggiose sull’Uomo e sulla sua esistenza.

Nonostante la rivisitazione dei Vangeli e del loro significato costituisca da qualche tempo una sorta di costante per cinema e carta stampata, Il Vangelo secondo Pilato presenta l’originalità di essere un libro profondo, in cui pure i personaggi secondari sono allegorie di vizi mentali tipici della nostra epoca (“la confusione fra spirituale e soprannaturale”, il relativismo che sfocia nel cinismo); è anche un testo sofferto: Schmitt stesso (che ha trovato la Fede in modo simile a quello descritto dal suo Jeshua) nell’appendice dell’edizione francese Albin Michel racconta della grande difficoltà, per un credente come lui, di parlare per conto di Gesù.


Il romanzo, dello stesso autore di Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano e Milarepa, racconta l’incarnazione di un dubbio radicale in Jeshua, narratore della prima parte, e Ponzio Pilato, che nella seconda descrive al fratello lontano la sua indagine su un corpo che dicono resuscitato. “Chi sono?” è la domanda che Jeshua si pone senza sosta e che lo spinge a ritirarsi nel deserto per trovare una risposta; dopo trentanove giorni di angosciata solitudine, il giovane nazareno chiude gli occhi e sprofonda in se stesso… ciò che troverà in fondo al “pozzo d’amore” gli darà la forza, tre anni più tardi, di affrontare sulla croce il vacillare della sua stessa Fede. Una cosa molto interessante: Jeshua non ha la certezza di aver trovato Dio, e che non sia stato invece Satana ad averlo ingannato; decide comunque di fare “la scommessa di credere in se stesso”, in quell’“essere in me che non sono io, ma che non mi è straniero”, nel “tutto sconosciuto da cui parte ogni conoscenza, un’immensità incomprensibile che rende possibile ogni comprensione…”. Lo attende l’amarezza di constatare che il suo mondo – come il nostro – è più attratto dai miracoli che dalla Verità, “la fatica di dire qualcosa che nessuno vuole sentire, la fatica di parlare ai sordi, la fatica di creare dei sordi parlando”.


Fra i discepoli, Yehudah soltanto crede ciecamente che Jeshua sia il Messia: per questo è l’unico cui Jeshua possa chiedere di tradirlo per salvare la comunità dal linciaggio. Schmitt ribalta il ruolo del traditore di Cristo (versione avvallata recentemente dalla traduzione del cosiddetto Vangelo di Giuda), ma non solo: è uno shock prezioso, una bellissima occasione di riflessione leggere di discepoli pronti a tornare belando alle loro vite dopo la morte del loro Maestro, di una Salomè-Lolita cui (scandalo!) per prima appare il Cristo risorto, di un Giuseppe d’Arimatea invidioso e pieno di rancore. E di un Pilato che sembra rappresentare l’Occidente contemporaneo: arroccato nella testarda difesa della razionalità greco-romana, resa ottusa dalla presunzione di voler spiegare tutto e di tracciare col suo righello i confini fra Bene e Male.

Nella sua tenace ricerca di ciò che è reale al dilà di tutte le apparenze, malgrado la sua visione infantilmente razionalista e manichea, Pilato lascia che gli incredibili eventi della Pasqua di quell’anno e le parole dell’amata sposa Claudia Procula mantengano aperta la sua domanda (“cos’è la verità?”), indagata certo con meno abbandono, ma non meno sofferta di quella di Jeshua: infatti, quale difficoltà più grande – per lui come per noi – di comprendere ed accettare profondamente che “né il piacere né il dispiacere possono costituire i criteri del vero”?

a cura di Linda Altomonte,
Centro Studi ASIA

http://www.associazioneasia.it/adon.pl?act=doc&doc=383





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CULTURA

A teatro Il Vangelo secondo Pilato

Un'indagine su Gesù

23/10/2008


Un poliziesco iper-razionalista per indagare il più discusso personaggio storico: Gesù. a condurre l’indagine è un personaggio altrettanto discusso della Bibbia: Pilato. Questi i protagonisti del testo di Eric Emmanuel Schmitt "Il Vangelo secondo Pilato" che aprirà la stagione teatrale dell’Osservanza martedì 28 ottobre alle 21. Saranno Glauco Mauri e Roberto Sturno a vestire i panni dei protagonisti, insieme a Marco Bianchi.
La scena si apre sulla collina degli Ulivi, quando poche ore prima del suo arresto Gesù ripercorre le tappe della sua vita.
E’ Gesù stesso all’inizio della rappresentazione che da uomo si interroga e dubita sulla sua natura divina, che ha paura: «Tra qualche ora - dice - si saprà se sono davvero il Figlio di Dio o se ero solo un pazzo. Uno di più. Uno dei tanti».
Nella seconda parte della rappresentazione invece si apre l’indagine di Pilato, che deve capire come sia scomparso il corpo di Gesù. Per evitare che il presunto furto del cadavere sia strumentalizzato politicamente contro Roma, Pilato cerca di ritrovare il corpo. Ma Gesù riappare vivo: e più Pilato cerca di combattere razionalmente i dubbi suscitati da questa situazione più l’enigma lascia posto al mistero.
«Nel caso Gesù - dice Pilato - ho tentato di difendere la mia ragione, salvarla a tutti i costi dal mistero. Non ci sono riuscito, ammetto che esiste qualcosa di incomprensibile».
E’ con queste parole che Schmitt lancia il messaggio che sottende a tutta la rappresentazione e in pratica emerge attraverso tutte le figure in scena: dubitare e credere sono la stessa cosa.
Lo spettacolo verrà replicato fino al 2 novembre. Per informazioni e per l’acquisto dei biglietti si può andare sul sito www.teatrosservanza.it o contattare il numero 0542-25860 .

http://www.nuovodiario.com/cultura.cfm?wid=4775


Dal 28 ottobre al 2 novembre 2008

TEATRO COMUNALE DELL' OSSERVANZA DI IMOLA

Compagnia Mauri Sturno

Éric-Emmanuel Schmitt
adattamento di Glauco Mauri - traduzione di Stefania Micheli

IL VANGELO SECONDO PILATO
con Glauco Mauri, Roberto Sturno, Marco Blanchi
scene Mauro Carosi
costumi Odette Nicoletti
musiche Germano Mazzocchetti
regia Glauco Mauri

Sulla collina degli Ulivi, qualche ora prima del suo arresto, Gesù si domanda come ha fatto ad arrivare a questa notte fatale. È davvero lui il Messia? La Galilea pullulava di falsi Messia e Gesù, poche ore prima di essere arrestato, nell’orto degli ulivi dice "tra qualche ora si saprà se sono davvero il Figlio di Dio o se ero solo un pazzo. Uno di più. Uno dei tanti". È la struggente testimonianza di un uomo che sa di dover morire il giorno dopo e rivive, fin dalla sua infanzia, il suo meraviglioso percorso umano. Una storia arciconosciuta raccontata da un punto di vista originale: è Gesù stesso che da uomo si interroga e dubita della sua natura divina, che ha paura.
Non si vuole imporre una verità, ma scoprire un’ipotesi sull’esistenza terreste di Cristo, la sua eccezionale umanità e la sua palpabile grazia.

Il secondo atto è l'indagine che Pilato compie sulla scomparsa del corpo di Gesù. L'ultimo giorno della Pasqua ebrea, Pilato viene a conoscenza che Gesù, lo stregone di Nazareth, è scomparso dalla sua tomba. Per evitare che il furto sia strumentalizzato politicamente contro Roma, Pilato cerca di ritrovare il cadavere. Ma Gesù riappare, vivo!
Con un'accanita razionale volontà di mettere a tacere le voci di una pretesa resurrezione, Pilato comincia un’indagine che ha il ritmo e il sapore di una vicenda poliziesca, con colpi di scena drammatici venati spesso di una feroce ironia. Gesù è veramente morto sulla croce o era ancora vivo quando l’hanno deposto? E se era morto, è veramente resuscitato dimostrando così di essere il Messia?
Pilato interroga, indaga con lucida razionalità, ma non riuscirà a risolvere i dubbi e l'enigma lascia posto al mistero. "Nel caso Gesù - dice Pilato - ho tentato di difendere la mia ragione, salvarla a tutti i costi dal mistero. Non ci sono riuscito. Ammetto che esiste qualcosa di incomprensibile".

Il vangelo secondo Pilato è una meditazione, un interrogativo, una commossa poesia sull'uomo Gesù. Per chi crede nessuna spiegazione è necessaria, per chi non crede nessuna spiegazione è possibile. Ma Schmitt ci dice "Dubitare e credere sono la stessa cosa".



http://www.teatrosservanza.it/cartellone_1.cfm

LA GENTE CREDE CHE IL CROCIFISSO E' UN GIOCO E NON LA NOSTRA UNICA SALVEZZA !

Messaggio N°354 24 Novembre 2008 - 10:03
Crocifisso sì Crocifisso no!

Ha fatto discutere tutta europa la decisione di un Giudice di Valladolid (Nord della Spagna) che prevede la rimozione dei crocifissi dalle aule di una scuola pubblica. Il magistrato si è basato sulla costituzione spagnola (del 1978) che garantisce "libertà di religione e di culto", assicurando il carattere "laico e neutrale" dello Stato sulle questioni religiose. Ma facciamo un po' di diritto comparato e vedimo cosa succede negli altri Stati Europei:

L'Austria ha scelto da tempo la via del compromesso. Con una legge del 1949 e con il Concordato del 1962, si garantisce la presenza dei crocifissi solo nelle scuole in cui gli studenti cristiani sono la maggioranza.

La Francia ha adottato invece una soluzione più radicale: l'articolo 28 della Costituzione vieta espressamente l'esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti e in spazi pubblici, a eccezione dei luoghi di culto, dei cimiteri, dei musei, ecc. La natura costituzionale del principio ha portato, solo per fare un esempio, al successo di un'iniziativa promossa qualche anno fa da un'associazione nazionale, che ha ottenuto che il tribunale ordinasse a due comuni di rimuovere il crocefisso dalla sala consiliare.

In Germania una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 ha sancito l'incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche. Il provvedimento riguarda le scuole elementari del solo land della Baviera (peraltro il più cattolico della repubblica federale) e subordina la permanenza del crocifisso a un'esplicita richiesta di genitori, insegnanti e alunni delle diverse scuole.

In Svizzera, nel 1990, il tribunale federale elvetico ha dato ragione ad un ricorso contro la decisione di un comune del Canton Ticino di esporre crocifissi nelle classi, sostenendone l'incompatibilità con la neutralità confessionale della scuola pubblica.

In Grecia il problema è un po' diverso e chiama in causa anche la tutela della privacy. Una legge nazionale prevede infatti l'obbligo di dichiarare sulla carta d'identità la propria fede religiosa. La disposizione è stata censurata da una direttiva dell'Unione Europea, oltre da vari provvedimenti del garante nazionale della privacy. Ma ciò ha scatenato le proteste di alcuni vescovi ortodossi.

In Spagna non esistono norme che proibiscano l’ostentazione di simboli religiosi ma nella maggioranza delle scuole pubbliche si è rinunciato all’uso del crocifisso. Non mancano regioni che vorrebbero una norma in merito come Catalogna e Andalusia, favorevoli al laicismo sia negli istituti pubblici che in quelli privati convenzionati. Per quanto riguarda l’insegnamento della religione, gli alunni possono scegliere tra Insegnamento della Religione Cattolica o Insegnamento del Fatto Religioso.

(http://europa.tiscali.it/societa/news/200310/27/crocifissi.html)

E in Italia che si fa? Da noi la presenza del crocifisso nelle scuole, nelle aule dei tribunali, negli uffici e negli ospedali trova una base giuridica in alcuni decreti e circolari ministeriali risalenti al 1924 e al 1928. E negli ultimi anni la questione ha generato un vero e proprio scontro fra chi sostiene che l'esposizione di simboli sacri in ambienti pubblici collida con la laicità dello Stato, dichiarata anche dalla Costituzione (ex art. 8), e chi ritiene che il crocifisso sia rappresentativo di una cultura che ci appartiene da secoli e non comprometta la laicità dello Stato e il rispetto delle altre culture.

Cosa ne pensate?






http://blog.libero.it/AllyMcBeal2/5956101.html

lunedì 24 novembre 2008

SPAGNA: VIA CROCEFISSO DA SCUOLE, LA CHIESA REAGISCE

SPAGNA: VIA CROCEFISSO DA SCUOLE, LA CHIESA REAGISCE

» 2008-11-24 14:06
SPAGNA: VIA CROCEFISSO DA SCUOLE, LA CHIESA REAGISCE
MADRID - Una sentenza che causa "dispiacere" anche perché il crocifisso "non va a ferire nessuno". Inoltre l'uso dei simboli religiosi fa parte della "libertà religiosa". Così l'arcivescovo di Valladolid Braulio Rodriguez Plaza commenta, alla Radio vaticana, la decisione di un tribunale spagnolo che ha imposto la rimozione dei crocifissi dalle aule di una scuola pubblica di Valladolid. "Per me - spiega mons. Rodriguez Plaza - la sentenza è stata un dispiacere e so che il Consiglio scolastico è formato da brave persone. Mi sembra che il Crocifisso in una cultura come la nostra non vada a ferire nessuno, perché il Crocifisso è solo amore e pace". "In base a questa sentenza - prosegue il vescovo - qualunque segno religioso potrebbe essere cancellato e tolto in qualsiasi luogo, perché potrebbe ferire la suscettibilità e la sensibilità di molta gente. Allora faccio l'esempio di una città europea come Bruges, dove ci sono angoli, vie, incroci in cui sono collocate tante piccole immagini della Vergine, di Cristo e non credo che la gente anche non religiosa, non cristiana, si dia pena per questo. Sono sicuro che mi diranno che qui la questione è diversa si tratta di un'aula, di una scuola dove stanno dei bambini. Allora, di questo passo, dovremo chiedere il permesso per dire 'Io credo in Dio e in nostro Signore Gesu' Cristò? Non lo so, se vogliamo arrivare a questo... Io - ha concluso mons. Rodriguez Plaza - voglio continuare a mostrare i simboli religiosi, perché mi pare che anche questo faccia parte della libertà religiosa a cui tutti teniamo".


SIR: EUROPA PERDE MEMORIA, CROCE FA PAURA - Una sentenza che rivela una "progressiva perdita di memoria rispetto a tradizioni e valori che hanno dato sostanza all'Europa". Così Alberto Campoleoni, esperto cattolico di questioni scolastiche, commenta in una nota per il Sir - l'agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Cei - la sentenza di un giudice spagnolo che ha deciso di rimuovere il crocifisso nelle aule di una scuola di Valladolid, nel Nord della Spagna. La sentenza - scrive Campoleoni - riflette un "orientamento che serpeggia in Europa e che tende a relegare sempre più la religione nell'ambito del privato". Sembra che l'Europa abbia "paura di guardare in faccia alla dimensione religiosa e al suo radicarsi storicamente nelle pieghe dei popoli e degli Stati. E' difficile pensare al crocifisso spagnolo come a una minaccia per l'educazione e lo Stato laico". E "in un'Europa che sembra credere in una laicità disincarnata, nell'equidistanza indifferente ai temi forti che pure, invece, continuano a formare le identità, anche il crocifisso fa paura. Il problema - conclude Campoleoni - è che, se soprattutto là dove si educa, nelle scuole, con i ragazzi e i giovani, non si affrontano le questioni legate alle appartenenze e alle tradizioni, anche religiose, con più difficoltà si potranno elaborare gli strumenti culturali ed etici - perché no? - per affrontare lo sviluppo di una società sempre più variegata e spesso disorientata".
Per la prima volta in Spagna una sentenza di tribunale si è pronunciata contro la presenza del crocifisso nelle aule e negli edifici comuni di una scuola pubblica, imponendone la rimozione.

CARD.CANIZARES, QUESTA E' CRISTOFOBIA - E' "in atto una cristofobia", che si configura come una "malattia sociale". Così l'arcivescovo di Toledo Antonio Canizares, in una dichiarazione sulla decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere i crocifissi dalle aule di una scuola pubblica della cittadina spagnola. Tra le "malattie della società " il porporato, riferisce il Sir, la agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Cei, indica "l'aborto, l'eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni, e l'utilizzo degli stessi per interessi prevalentemente economici". Ma questi non sono "fatti isolati come dimostra la sentenza di soppressione in una scuola di Valladolid dei crocifissi, e altri fatti, nei quali si denota una cristofobia che, in definitiva, - rimarca il cardinale - è odio di sé stessi". "Sono tempi duri e difficili quelli che viviamo - ha commentato l'arcivescovo - e nessuno può prevedere cosa ci preserva il futuro".

LA SENTENZA - Trent'anni dopo la fine della dittatura franchista, che aveva elevato il cattolicesimo al rango di religione di stato, un giudice del tribunale di Valladolid ha ordinato a una scuola pubblica della città settentrionale di rimuovere i crocifissi affissi alle pareti, malgrado la posizione contraria del consiglio scolastico. Il giudice Alejandro Valentin ha deciso che la scuola pubblica Macias Picavea dovrà "ritirare i simboli religiosi dalle classi e dagli spazi comuni", accogliendo così la richiesta del genitore di un alunno e di una associazione locale per la difesa della scuola laica.

Il magistrato si è basato sulla costituzione spagnola che garantisce "libertà di religione e di culto", assicurando il carattere "laico e neutrale" dello Stato sulle questioni religiose. In sostanza, secondo il giudice, la presenza di simboli religiosi viola i diritti fondamentali di uguaglianza e libertà religiosa riconosciuti dalla costituzione spagnola. Il giudice ha motivato la decisione sostenendo in particolare che "la presenza di simboli" come il crocifisso laddove "ci sono minori in piena fase di formazione della personalità " potrebbe provocare nei ragazzi la sensazione "che lo Stato è più vicino alla religione cattolica rispetto ad altre confessioni".

Il che condizionerebbe la loro condotta, è scritto nella sentenza, "in una società che aspira alla tolleranza delle altre opinioni e ideali che non necessariamente coincidono con i propri". I crocifissi erano presenti nella scuola dal 1930, e più volte il consiglio di istituto si era espresso contro la loro rimozione, dopo le prime richieste pervenute già nel 2005. E' la prima volta che la giustizia spagnola prende una decisione del genere, secondo l'associazione ricorrente. Una questione simile fu affrontata a Jaen, in Andalusia, nel 2006, ma quella volta il governo regionale aveva preceduto il possibile intervento della giustizia facendo rimuovere di sua iniziativa i crocifissi da una scuola. In Spagna la costituzione del 1978 assicura il carattere anticonfessionale dello Stato e delle sue istituzioni, ma tutti i nuovi capi di governo giurano fedeltà alla costituzione stessa davanti a un crocifisso.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_819660143.html



Spagna/ Vescovi criticano sentenza contro crocifissi a scuola
Canizares: "Società malata"; Amigo: 'Rispettare tutti i simboli'

Madrid, 24 nov. (Apcom) - Levata di scudi della Chiesa spagnola e dell'opposizione del Partido popular (Pp) contro la sentenza del tribunale di Valladolid che ha obbligato una scuola della città castigliana a ritirare crocifissi e simboli religiosi dalle aule. Il più duro è stato oggi il cardinale di Toledo Antonio Canizares, notoriamente uno dei 'falchi' della gerarchia ecclesiastica spagnola: "La nostra società è malata, molto malata, e non possiamo nasconderlo", ha detto il porporato, secondo cui quel che è accaduto a Valladolid o il rifiuto della camera dei deputati nei giorni scorsi di porre nell'aula una targa a ricordo di una suora "sono fatti in cui si denota una cristofobia che, in definitiva, è odio verso se stessi".

Più costruttiva è stata la reazione del cardinale di Siviglia Carlos Amigo, considerato invece una 'colomba': secondo Amigo la sentenza di Valladolid "non aiuta la convivenza". Parlando all'Assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola, l'arcivescovo della capitale andalusa ha insistito sul fatto che "l'importante è che si educhino i bambini e le bambine di Valladolid a rispettare tutti i simboli religiosi di qualsiasi religione", e che "le misure drastiche non educano le persone".

Secondo la segretaria generale del Partido popular, Maria Dolores de Cospedal, "alla maggioranza degli spagnoli non dà fastidio che ci sia un crocifisso nelle aule". La linea ufficiale del partito è quella di accettare la sentenza, ma il presidente della giunta regionale di Castilla y Leon, Juan Vicente Herrera, anch'egli popolare, ha affermato che l'amministrazione regioale sta riflettendo sulla possibilità di fare ricorso contro la decisione. La sentenza afferma che "la presenza di questi simboli nelle zone comuni del centro educativo pubblico, in cui ricevono educazione minori in piena fase di formazione della volontà e dell'intelletto, può provocare in questi il sentimento che lo Stato sia più vicino alla confessione collegata ai simboli presenti che ad altre confessioni".

http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2008/11_novembre/24/spagna_vescovi_criticano_sentenza_contro_crocifissi_a_scuola,16969162.html

Spagna, un giudice: "Via i crocifissi dalle aule"

Spagna, un giudice: "Via
i crocifissi dalle aule"




La rimozione a Valladolid
MADRID
Un tribunale amministrativo spagnolo ha ordinato con una sentenza la rimozione del crocifisso da una scuola pubblica di Valladolid. Lo riferiscono i media spagnoli, ricordando che a chiedere la rimozione del simbolo cattolico erano stati nel 2005 alcuni genitori degli studenti dell’istituto Macias Picaeva. Secondo il magistrato che ha emesso la sentenza, l’esposizione di simboli religiosi in un centro educativo violerebbe «i diritti fondamentali» sanciti dalla Costituzione in materia di uguaglianza e libertà di coscienza. È la prima sentenza di questo tipo in Spagna che Fernando Pastor, dell’associazione culturale Scuola Laica, ha definito «importantissima» perchè finalmente, ha aggiunto, «la giustizia è entrata nel merito della questione» dando ragione alla «libertà di coscienza». Padre di un’alunna dell’istituto di Valladolid, Pastor ha ricordato che il governo regionale ha 15 giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza, rilevando poi che una tale eventualità rappresenterebbe una «indecenza».

Il giudice Alejandro Valentin ha deciso che la scuola pubblica Macias Picavea dovrà «ritirare i simboli religiosi dalle classi e dagli spazi comuni», accogliendo così la richiesta del genitore di un alunno e di una associazione locale per la difesa della scuola laica. Il magistrato si è basato sulla costituzione spagnola che garantisce «libertà di religione e di culto», assicurando il carattere «laico e neutrale» dello Stato sulle questioni religiose. In sostanza, secondo il giudice, la presenza di simboli religiosi viola i diritti fondamentali di uguaglianza e libertà religiosa riconosciuti dalla costituzione spagnola. Il giudice ha motivato la decisione sostenendo in particolare che «la presenza di simboli» come il crocifisso laddove «ci sono minori in piena fase di formazione della personalità » potrebbe provocare nei ragazzi la sensazione «che lo Stato è più vicino alla religione cattolica rispetto ad altre confessioni».

Il che condizionerebbe la loro condotta, è scritto nella sentenza, «in una società che aspira alla tolleranza delle altre opinioni e ideali che non necessariamente coincidono con i propri».I crocifissi erano presenti nella scuola dal 1930, e più volte il consiglio di istituto si era espresso contro la loro rimozione, dopo le prime richieste pervenute già nel 2005. In Spagna la costituzione del 1978 assicura il carattere anticonfessionale dello Stato e delle sue istituzioni, ma tutti i nuovi capi di governo giurano fedeltà alla costituzione stessa davanti a un crocifisso.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200811articoli/38448girata.asp

Spagna, via crocifisso da scuola

Spagna, via crocifisso da scuola
Istituto pubblico deve togliere simbolo
Un giudice di Valladolid, nel Nord della Spagna, ha ordinato a una scuola pubblica di rimuovere il crocifisso affisso nelle classi. Il magistrato ha accolto la richiesta del genitore di un alunno e di una associazione locale per la difesa della scuola laica, avanzata nel 2005, secondo i quali va garantita "la libertà di religione e di culto" e assicurato il carattere "laico e neutrale" dello stato spagnolo sui temi religiosi.

l giudice Alejandro Valentin ha deciso che la scuola pubblica Macias Picavea dovrà "ritirare i simboli religiosi dalle classi e dagli spazi comuni". In sostanza, secondo il togato, la presenza di simboli religiosi viola i diritti fondamentali di uguaglianza e libertà religiosa riconosciuti dalla costituzione spagnola.

Il giudice ha motivato la decisione sostenendo che "la presenza di simboli" come il crocifisso laddove "ci sono minori in piena fase di formazione della personalità" potrebbe provocare nei ragazzi la sensazione "che lo Stato è più vicino alla religione cattolica rispetto ad altre confessioni". Il che condizionerebbe la loro condotta, è scritto nella sentenza, "in una società che aspira alla tolleranza delle altre opinioni e ideali che non necessariamente coincidono con i propri".

I crocifissi erano presenti nella scuola dal 1930, e più volte il consiglio di istituto si era espresso contro la loro rimozione, dopo le prime richieste pervenute già nel 2005. E' la prima volta che la giustizia spagnola prende una decisione del genere, secondo l'associazione ricorrente. Una questione simile fu affrontata a Jaen, in Andalusia, nel 2006, ma quella volta il governo regionale aveva preceduto il possibile intervento della giustizia facendo rimuovere di sua iniziativa i crocifissi da una scuola.

Fernando Pastor, dell'associazione culturale Scuola Laica, ha definito la sentenza "importantissima" perché finalmente, ha aggiunto, "la giustizia è entrata nel merito della questione" dando ragione alla "libertà di coscienza". Padre di un'alunna dell'istituto di Valladolid, Pastor ha ricordato che il governo regionale ha 15 giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza, rilevando poi che una tale eventualità rappresenterebbe una "indecenza".

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo433977.shtml

venerdì 14 novembre 2008

GESU' RE DEL ROCK

CENTRO ANTI-BLASFEMIA
CONDANNIAMO QUESTO POSTER CON GESU' CHITARRISTA ROCK
POSTER DEGLI EVANGELICI SABAOTH
SE COLORO CHE SI DICHIARANO CRISTIANI NON RISPETTANO LA SIGNORIA DEL NOSTRO SALVATORE GESU' CRISTO
COME POSSONO RISPETTARLO GLI ALTRI ?

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it
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Evangelici.net notizie

Quinto Sabaoth music festival, i partecipanti
Inserita il 3/10/2008 alle 09:23 nella categoria: Musica e dintorni

MILANO - Il Ministero Sabaoth ha reso noti i dieci finalisti che parteciperanno alla quinta edizione del Sabaoth festival della musica cristiana, che si svolgerà il 15 novembre al Palalido di Milano.

I nomi dei dieci finalisti e il titolo del brano proposto:








Elysa Balsamo - Anche se
Chantal Prestigiacomo - Isais 53
Sergio Recupero - Non importa
Ricardo Mirabelli - Spirito Santo
Eleonora Santacroce - SMS
Simona Confortino - Alleluia
Ivan Bonifitto & Patrizia Annunziata - Cristo in me
2 Soul - Dio c'è
Andrea Ricchi - Il respiro dell'anima
Angelo Maugeri - Silenziosamente

I brani inediti presentati al Sabaoth music festival, che si conferma come la più importante manifestazione di musica cristiana in Italia, sono stati selezionati tra gli oltre venti brani proposti e saranno valutati sia per quanto riguarda l'espressione musicale che per il messaggio contenuto.

Il vincitore sarà premiato, come di consuetudine, con la registrazione di un cd presso i Sabaoth studio di Milano. [sr]

Per informazioni: www.sabaothfestival.com


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Pubblicata da evangelici.net



http://www.evangelici.net/cgi/coranto/viewnews.cgi?id=EkkFpElykAYnwkIgFz&style=print

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GESU' RE DEL ROCK-ECCO COME DEFINISCONO IL FIGLIO DI DIO

IGNORANZA E BESTEMMIA PERCHE' IL ROCK E' DA SEMPRE ASSOCIATO CON DROGA

SESSO E SATANISMO QUINDI E' L'OPPOSTO DEL VANGELO DI GESU'

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it

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Gesù re del rock è l’efficace slogan del 5° Sabaoth Festival della musica cristiana, di cui sopra il curioso promo, che il 15 novembre - a partire dalle 20,30 - accenderà il Palalido. Abbiamo avuto modo di mostrarvi precedentemente l’abilità mediatica degli evangelici del ministero di Sabaoth, fieri organizzatori dell’evento che dal 2000, a cadenza biennale, ha visto un susseguirsi di star di prim’ordine come Whitney Houston e Santana.

A parte presentatori, madrine, giuria (rumors accreditati parlano della Vanoni, don Mazzi e Luzzatto Fegiz) e possibili special guest internazionali, il fulcro della serata, ad ingresso gratuito, riguarda dieci fenomeni emergenti della musica cristiana - differente da quella “secolare” essenzialmente per il testo - che si sfideranno a suon di lodi a Cristo. L’ambito premio è la registrazione di un cd presso gli studi della Sabaoth record (Milano).

Così si spazierà dalla fusion de “Le Orme” che presenteranno l’inedito “Il figlio prodigo”, al pop di Angelo Maugeri, al rap dei “2 soul”, alla nuova promessa della musica evangelica Eleonora Santacroce con la canzone “SMS”, fino a Sergio Recupero, batterista d’esperienza nel mondo della musica cristiana.

Io ci andai nel 2004, tra gli ospiti c’era Claudia Koll, che ricordavo come sensualissima Diana di “Così fan tutte”. Da qualche tempo con volto emaciato ed eloquenza monacale fa da testimonial all’evangelismo. Miracoli della fede.

http://www.02blog.it/post/3746/gesu-re-del-rock-sabato-15-novembre-a-milano-il-festival-della-musica-cristiana