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martedì 7 settembre 2010
RADIOVATICANA PROMUOVE lL FILM DISSACRANTE "LA PASSIONE" DI MAZZACURATI
RADIOVATICANA PROMUOVE lL FILM DISSACRANTE "LA PASSIONE" DI MAZZACURATI
La Passione
Regia: Carlo Mazzacurati
Anno di produzione: 2010
Durata: 105'
Tipologia: lungometraggio
Genere: commedia/drammatico/ironico
Paese: Italia
Produzione: Fandango; in collaborazione con Rai Cinema
Formato di ripresa: 35mm
Formato di proiezione: 35mm, colore
Ufficio Stampa: Fandango Press Office / 01 Ufficio Stampa / Claudia Tomassini & Associates
Vendite Estere: Fandango
Titolo originale: La Passione
Interpreti principali:
Corrado Guzzanti (Abbruscati)
Cristiana Capotondi (Flaminia Sbarbato)
Stefania Sandrelli (Sindachessa)
Kasia Smutniak (Caterina)
Maria Paiato (Helga)
Marco Messeri (Del Ghianda)
Giovanni Mascherini (Jonathan)
Fausto Russo Alesi (Pippo)
Sinossi: Passati cinquant’anni, essere un regista emergente diventa un problema. Ne sa qualcosa Gianni Dubois (Silvio Orlando), che non fa un film da anni, e adesso che avrebbe la possibilità di dirigere una giovane stella della tv non riesce nemmeno a farsi venire in mente una storia. Come se non bastasse, una perdita nel suo appartamento in Toscana ha rovinato un affresco del Cinquecento nella chiesetta adiacente. Per evitare una denuncia e una pessima figura, Gianni deve accettare la bizzarra proposta del sindaco del paese: dirigere la sacra rappresentazione del venerdì santo in cambio dell’impunità. Così si ritrova a passare una settimana nella Toscana più profonda nel tentativo di mettere in piedi una specie di Via Crucis, con gli apostoli, Ponzio Pilato, la crocifissione, e un pessimo e vanitosissimo attore locale nella parte di Cristo (Corrado Guzzanti)... (continua). Ma deve anche pensare al film per Flaminia Sbarbato (Cristiana Capotondi), la diva del piccolo schermo che non ne può più di aspettare. Quando tutto sembra sfuggirgli di mano, Gianni incontra Ramiro, un ex galeotto appassionato di teatro, pieno di buona volontà e spiantato quanto basta. Le cose sembrano prendere la strada giusta, ma non per molto: un brutto litigio con Flaminia manda all’aria il film, mentre Ramiro svanisce rapidamente nel nulla lasciandolo solo. Grazie ad un ultimo colpo di scena, però, Gianni Dubois riuscirà per una volta a combinare qualcosa di buono.
Ambientazione: Casale Marittimo (PI) / Guardistallo (PI) / Montescudaio (PI) / Querceto (PI) / Cecina (LI) / Montecatini Val di Cecina (PI) / Ponteginori (PI) / Bibbona (LI)
"La Passione" è stato sostenuto da:
Mediateca Regionale Toscana - Toscana Film Commission
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC): 1.800.000 euro (Interesse Culturale)
http://www.cinemaitaliano.info/lapassione
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La Passione di Mazzacurati è laica
Al Festival di Venezia si è riso con "La Passione" di Carlo Mazzacurati, film su un regista in crisi interpretato da Silvio Orlando, affiancato da Giuseppe Battiston e Cristiana Capotondi. Otto minuti di applausi al termine. Abbiamo incontrato il regista Carlo Mazzacurati e il bravissimo e poliedrico attore Giuseppe Battiston.
L'Italia è un Paese che tende a perdere l'importanza dei valori, che quindi in alcuni momenti della vita si cerca di ritrovare disperatamente. Lei ha detto che "La Passione" è un film laico, ci spiega cosa significa per lei questa definizione?
Carlo Mazzacurati: Si questa è la mia visione del film. Quando si fa un percorso ci sono delle cose di cui si è consapevoli e altre di cui no.
Io l'ho costruito perché per me è un parallelo con il racconto del film e di come questi esseri umani vengono messi alla berlina, per esempio il Cristo. C'è un continuo parallelo nel racconto della Passione e nel racconto del film che si mischiano, fino al punto che uno dei personaggi diventa una figura cristologica senza rendersene conto.
Giuseppe Battiston: La componente mistica è nella forza del pubblico che prima deride e poi si trova davanti a qualcosa di fortemente evocativo. Ovviamente quello che penso io rispetto a questa rappresentazione è che non importa se uno crede o meno, ma il fatto di trovarsi davanti alla Passione di Cristo riscopre il riconoscimento di una ritualità che ci appartiene, questa è la forza del film.
In conferenza stampa ha confessato che il film è tratto da una storia realmente accaduta. Come è nata l'idea di scrivere una sceneggiatura e farne un film?
C.M.: Si, è vero. Dovevo ristrutturare una casa e la giunta comunale mi ha chiesto di fare questa rappresentazione e io, preoccupato che non mi dessero i permessi, ho accettato di fare La Passione di Cristo. Mai nella vita mi sarebbe venuto in mente di fare questo film se non mi fosse capitata quest'avventura. L'idea di farne un film è nata quando ho raccontato ad un amico cosa mi era successo e lui mi ha detto che sarebbe stato un buono spunto per creare il soggetto di un film. Da lì ho cominciato a farmi delle fantasie e a lavorare sul progetto.
Quando ha iniziato la scrittura sui personaggi aveva già pensato che Cristo sarebbe stato Battiston oppure che il regista "fallito" sarebbe stato Silvio Orlando?
C.M.: Durante la scrittura, man mano che i personaggi diventavano più complessi, tridimensionali, avevo bisogno di immaginare delle persone vere. Silvio e Giuseppe sono arrivati abbastanza presto nel gruppo di lavoro. L'idea di un Cristo grande e grosso mi sembrava toccante, va oltre la versione statuaria che siamo abituati a vedere.
G.B.: Dal punto di vista iconografico il ruolo di Cristo non mi sarebbe mai potuto appartenere. C'è un punto nodale nel film, quando Gesù cade perché ha rotto la sedia dove era seduto, il pubblico lo deride e Jonatan dice "Se non vi piace andate a casa". Non ho mai letto una sceneggiatura così bella.
Quando ti è stato proposto di interpretare questo ruolo hai accettato subito o ti sei preso del tempo per riflettere?
G.B.: Ho accettato immediatamente, impossibile tirarsi indietro di fronte a una simile sceneggiatura. Carlo mi ha fatto un dono, l'hanno scritto per me e questo mi rende veramente orgoglioso e felice di aver partecipato.
Ieri è stata la prima del suo film, il pubblico l'ha guardato e tornando a casa avrà riflettuto su quello che ha visto. Secondo lei quali sono stati i pensieri in merito?
C.M.: Mi sono accorto che faccio dei film che non arrivano immediatamente, dei film che hanno bisogno di tempo. Ci sono pellicole molto belle alla prima visione, che ti danno un significato e quando li riguardi ci trovi qualcosa di diverso e interessante. Credo che "La Passione" sia uno di questi. Mi auguro che le persone, tornando a casa, abbiano riflettuto su quello che hanno visto, perché il film ha una curva particolare: inizialmente la spensieratezza e il sorriso, ma dopo, quest'ultimo se ne va e dentro ti lascia un'emozione di natura completamente diversa.
http://www.loudvision.it/cinema-interviste-la-passione-carlo-mazzacurati-e-giuseppe-battiston--183.html
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CENTRO ANTI-BLASFEMIA
LA PASSIONE DISSACRANTE E COMICA DI MAZZACURATI
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Considerazioni sul film " La Passione" del regista Carlo Mazzacurati.
Vediamo che il regista Mazzacurati, ha fatto questo film ispirandosi ad un avvenimento accadutogli a lui personalmente.
Mazzacurati dichiara che si tratta di una Passione Laica, infatti non può essere religiosa, visto che si prende gioco della
figura di Cristo, facendolo diventare grasso e ridicolo;Ecco cosa dice Mazzacurati:
"L'idea di un Cristo grande e grosso mi sembrava toccante, va oltre la versione statuaria che siamo abituati a vedere."
Un Gesù che fa ridere, con scenette comiche; Ecco cosa dice Giuseppe Battiston:
C'è un punto nodale nel film, quando Gesù cade perché ha rotto la sedia dove era seduto, il pubblico lo deride e Jonatan dice "Se non vi piace andate a casa".
Quindi si tratta di un film dissacrante ed offensivo verso Gesù e i fedeli cristiani.
Comunque chi non crede è libero di fare film contro Gesù, ma i cristiani se accettano film dissacranti sono ipocriti peccatori,
rinnegando la loro fede e il rispetto verso il Signore.
Ecco che la Chiesa Cattolica accetta questo film dissacrante di Carlo Mazzacurati.
Quindi la chiesa cattolica è falsa!
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RADIOVATICANA PROMUOVE lL FILM DISSACRANTE "LA PASSIONE" DI MAZZACURATI
Ecco l'articolo:
"La Passione" di Mazzacurati al Festival di Venezia
◊ In concorso a Venezia oggi è atteso il secondo titolo italiano, “La Passione” di Carlo Mazzacurati: nell’allestire in Toscana una Sacra Rappresentazione, il coinvolgimento di un regista in crisi e di un intero paese porterà a esiti inaspettati. Con i toni della commedia e nel rispetto del tema, un film che fa sorridere e riflettere. Il servizio di Luca Pellegrini:
Sotto una pioggia battente, in croce è salito un altro “povero Cristo”. Non risponde all’iconografia tradizionale, prima di tutto per i numerosi chili che ha addosso. Sta recitando, suo malgrado. E’ un ex-carcerato che ha un cuore grande come quello di Gesù. La gente, che prima assisteva muta e composta e partecipe, alle prime gocce urla e, nel parapiglia, se ne va. Abbandona la scena. Dimentica presto. Soltanto un’emozione di superficie. Dentro, rimane il nulla. E’ la solita storia: chi è inchiodato, non può scappare. E chi è libero, fa una scelta. Solitamente è la più comoda e conveniente. Ma Silvio Orlando, nella parte, perfetta per lui che è un grande attore “semi-comico”, di un regista in perenne crisi e che a prestare l’arte sua per quella sacra rappresentazione nel paesello toscano ci è stato costretto, no, lui non se ne va, come pochi altri. Guarda il crocefisso, guarda fisso negli occhi Giuseppe Battiston. Che cosa capisce in quel dialogo silenzioso di se stesso, dei propri fallimenti e della propria vita? Lo abbiamo chiesto al regista, Carlo Mazzacurati.
“Penso che il cinema debba, in parte, dire attraverso i dialoghi ed in parte rimanere silenzioso. Quei vuoti ognuno li deve riempire con i propri pensieri. Quello che succede a lui in quel momento, è come se questa cosa improvvisa, che è arrivata, inattesa, cioè la forza di quello che sta succedendo, gli riconsegnasse qualcosa che lui, nel profondo, sente di aver perso: la capacità d’invenzione, d’ispirazione. Come se questa quasi epifania, per certi aspetti, si ricongiungesse con la metà di se stesso perduta. Tant’è che alla fine, lui, ha di nuovo il coraggio d’inventare”.
E’ un film particolare, dunque, “La Passione” e, in fondo, ha del coraggioso: osa trattare un tema così importante e delicato e serio – la tragedia di un Dio deriso e inchiodato sul legno – attraverso una finzione che guarda più alla commedia che al dramma. La anomalia sta tutta nel racconto: quel regista pasticcione e in perenne fuga, dopo aver combinato un guaio e rovinato un affresco prezioso di quel paese dove è proprietario di un appartamento, si trova messo dinanzi a una scelta: o ripristinare la tradizione della sacra rappresentazione o venir denunciato. Sceglie la prima opzione e lentamente coinvolge tutto il paese e i suoi estroversi abitanti nella recita, ma soprattutto si fa coinvolgere. Un film a suo modo sapiente, un film delicato che nella sua apparente semplicità si fa vicino alla gente e alla vita di tutti i giorni, a persone che sono esposte più di altre alle difficoltà quotidiane ma che, nel partecipare a quella sacra tradizione di teatro popolare, ritrovano un ruolo, uno scopo, un rapporto, un futuro. E’ la ricerca di molti. Mazzacurati indica, molto sinceramente, una via.
4-09 2010
http://www.radiovaticana.org/radiogiornale/ore14/2010/settembre/10_09_04.htm#Art_420116
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