ARTICOLI CHE PARLANO DI OPERE CONTRO LA FEDE CRISTIANA E ARTICOLI CHE DIFENDONO LA FEDE CRISTIANA.

giovedì 6 agosto 2009

Recensione da Wikipedia sul film blasfemo-demenziale " Joan Lui "






Joan Lui - Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì-Wikipedia



Joan Lui - Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì è un film del 1985 scritto, diretto, sceneggiato, montato, musicato ed interpretato da Adriano Celentano.

È l'ultimo e il più discusso dei 4 film scritti e diretti da Celentano e viene generalmente considerato come il film che ha messo fine alla sua carriera cinematografica, questo perché ha incrinato e in seguito rovinato definitivamente i rapporti tra l'autore e i Cecchi Gori, produttori di questo e di gran parte dei suoi precedenti film.

Il film è stato un insuccesso commerciale di proporzioni gigantesche per il cinema italiano, ma in Germania e in Russia ha riscosso un certo successo di pubblico. Ha avuto degli strascichi giudiziari tra l'autore e i produttori che si sono vicendevolmente accusati di essere i colpevoli del fallimento.

TRAMA

In un mondo devastato dalla violenza, e da altri gravi problemi sociali, in un piccolo paese giunge col treno Joan Lui, personaggio che allude a Cristo (del quale rappresenta il ritorno sulla Terra), e che predica per la salvezza dell'umanità, stigmatizzando l'ipocrisia e l'edonismo.

Con un gruppo di seguaci fedeli Joan Lui comincia il suo rapido passaggio tra la gente, suscitando interesse in Judy, una manager dello spettacolo, una giornalista di sinistra ed altri ancora, ma facendo in primo luogo centro sui sentimenti e le attese del popolo. Il Maligno, chiaro riferimento a Satana, prima tenta di corrompere la sua anima nelle vesti di un potentissimo mercante orientale, poi di ucciderlo sotto una valanga di colpi di pistola, senza però raggiungere il suo obiettivo in nessuno dei due casi.

Dopo aver smascherato il Maligno, che si è arricchito tramite il racket della prostituzione, Joan Lui se ne va, mentre uno spaventoso terremoto fa crollare case e città sotto i piedi della folla impazzita dal terrore.



La produzione risultò molto costosa (circa 20 miliardi di lire) per il budget medio del cinema italiano di quel tempo soprattutto rispetto ad altri film indubbiamente meno "impegnativi" interpretati da Celentano, e richiese una lavorazione lunga otto mesi, il film, fu girato a Genova e nei dintorni tra il maggio e l'ottobre 1985

Celentano aveva in cantiere di fare Joan Lui da molto tempo, ma i Cecchi Gori lo hanno sempre costretto a rimandare. Alla fine accettarono in cambio di due prestazioni da attore di Celentano: "Lui è peggio di me", girato prima di Joan Lui e "Il burbero", da fare dopo.

Per finanziare il film entrarono a far parte della produzione anche Berlusconi e capitali tedeschi (della Germania Ovest dell'epoca). Gli inconvenienti iniziarono prima ancora delle riprese. Le decine di ballerini e ballerine chiamati dall'America da Celentano alloggiarono per settimane senza far nulla a Roma, e le loro spese di mantenimento "mangiarono" (letteralmente e "a ufo") gran parte del budget della produzione.



Per abbreviare i tempi di montaggio i produttori nel dicembre di quell'anno tolsero di mano i rulli del montato dell'anteprima a Celentano e se ne appropriarono facendoli stampare in stabilimenti diversi. Il film venne distribuito all'ultimo istante grazie ad aeroplani ed elicotteri appositamente affittati.

Quando il 25 dicembre 1985 la pellicola uscì nelle sale aveva molti problemi: innanzitutto una durata smisurata (163 minuti) e sopratutto a causa del frettoloso montaggio enormi difetti di sviluppo, tra questi sbalzi di colore nella stampa, sgranature dell'immagine e tagli maldestri.

Celentano chiese in tutti i modi di poter rimontare il film secondo quello che era il suo progetto originale, ma la produzione rifiutò la richiesta.

Durante le prime settimane di proiezione il film suscitò molti malumori sia tra la critica e tra il pubblico di Celentano che non apprezzò il musical.

Dopo un mese di proiezione il film aveva incassato molto poco rispetto al costo di 20 miliardi (incasso circa 4,7 miliardi nel primo mese) e i produttori decisero di ritirare la copia originale per distribuirne un'altra versione, della durata di 133 minuti, all'insaputa dell'autore per sperare di poter recuperare, almeno in parte, l'enorme costo del film. A Roma rimase la copia integrale, a Milano venne sostituita con quella ridotta. Anche questa versione si rivelò un fallimento totale.

Ma Celentano scoprì ugualmente il cambiamento di versione effettuato e nel febbraio 1986 chiese il sequestro immediato del film e fece causa chiedendo dieci miliardi di danni ai Cecchi Gori colpevoli di aver «rovinato l'opera d'arte e la reputazione», e rifiutandosi di girare "Il burbero" che per contratto doveva girare subito dopo. Il sequestro divenne esecutivo solo quando il film era stato già tolto dalle sale, dove il pubblico l'aveva disertato sia nella versione ridotta che in quella integrale, in totale Joan Lui aveva incassato in Italia solo 7.304.500.000 di lire.

In seguito Celentano girò comunque "Il burbero" per via di un accordo burocratico con i Cecchi Gori.

Alcuni anni dopo il film verra nuovamente rimaneggiato e ridotto a 125 minuti (dallo stesso Celentano) per la versione televisiva che andrà su Mediaset negli anni successivi



L'accoglienza della critica, in particolar modo di quella dell'ambiente cattolico e politico dell'epoca, non fu positiva, anche se una piccola frangia di "celentomani" non mancò di sperticarsi in lodi dell'opera; ai giorni nostri è possibile valutare l'opera con maggiore obiettività e dichiararne quindi la totale divergenza fra intenti e risultati ottenuti.

Morando Morandini nel suo dizionario assegna al film una stella e mezzo su cinque scrivendo: «Un madornale videoclip fondato sullo choc visivo, stracolmo di musica, con scenografie monumentali, montaggio elaborato. Una vera sagra del kitch anche a livello ideologico».

Paolo Mereghetti stronca fortemente l'opera assegnando nel suo dizionario una stella su quattro (il minimo assegnabile) scrivendo: «Grazie ai soldi dei Cecchi Gori Celentano mette in scena il suo personale delirio di onnipotenza, una personale rilettura del cristianesimo in musical. Scritto, montato, sceneggiato, musicato, interpretato e diretto con assoluta mancanza di qualsiasi misura e pudore, il film è un delirio finto-apocalittico che riesce a elencare, banalmente, i peggiori luoghi comuni del qualunquismo.»

Il film di Celentano è gonfio, ampolloso, vorrebbe essere "evangelico" alla maniera di Jesus Christ Superstar e Tommy, ma si risolve in una goffa messinscena che naviga nelle incerte acque della video-music dell'epoca con stridente e inconciliabile contrasto con le proprie aspirazioni "autoriali". Soprattutto la scelta di inserire "voci fuori campo" che "spiegano" avvenimenti e pensieri dei personaggi dimostra che Celentano è al "grado zero" della cinematografia, dovendo ricorrere a questi inserti "esplicativi" anziché riuscire a illustrare le situazioni attraverso le immagini e il montaggio. Se non c'è nulla di male a voler realizzare un film su un moderno messia rock (ciò che aveva scandalizzato la chiesa cattolica e l'allora imperante Democrazia cristiana) è però peccato capitale farlo con tanta supponenza e approssimazione.[senza fonte]



http://it.wikipedia.org/wiki/Joan_Lui_-_Ma_un_giorno_nel_paese_arrivo_io_di_luned%C3%AC

Nessun commento: